venerdì 3 febbraio 2012

CONCORSO per la sede dell'ordine degli architetti di Pavia






Ed essendo gli uomini per natura pronti a imitare e a imparare, ogni giorno gloriandosi delle proprie scoperte si mostravano l’un l’altro i risultati delle loro costruzioni, e così esercitando gli ingegni con emulazioni giorno dopo giorno si riplasmavano con maggiore giudizio. E dapprima eretti dei pali a forca e interposti dei rami allestirono muri col fango. Altri disseccando zolle di fango costruivano muri, intelaiandoli col legno, e per ripararsi dalle piogge e dai calori estivi li coprivano con canne e fronde. Dopoché durante le procelle invernali i tetti non poterono sostenerle piogge, facendo gli spioventi ricoprirono con fango spalmato i tetti inclinati e condussero giù le acque cadenti. ( da De architectura, libro secondo di Marco Vitruvio Pollione)

Si è inteso raggiungere lo scopo progettuale attuando un processo di astrazione che muovendo da fascinazioni storiche complesse (il mito della capanna) potesse arrivare a una configurazione fisica enunciata in forma simbolica, si è definito quindi l’ingresso della sede attraverso un controsoffitto conformato da due falde, una forma che suggerisce il rifugio, la casa appunto.
E’ attraverso questa rilettura che si trova la strategia per pervenire a una nuova configurazione dello spazio che per sua condizione oggettiva e per regole date è già quasi completamente definito nella volumetria.
La sfida maggiore in un intervento d’interni è quella di proporre un progetto rispettoso del luogo dato ma che riesca ad essere autonomo da esso, si è quindi cercato di lavorare sulla struttura tipologica a corridoio e sul “quell’accidente” di quota tra il piano di calpestio d’ingresso e quello della biblioteca amplificando l’asse che nasce dall’ingresso, mettendolo in forte connessione con la sala corsi e la biblioteca.



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